01 aprile 1975
Dall'alto una luce abbagliante si avvicinava sempre più rapidamente al suolo. Abbacinava il cupore delle profondità della terra.
Dal nulla, a poco a poco, questa luce cangiante cominciava a prendere forma.
Erano due corpi.
Due corpi congiunti, sempre più stretti l'uno all'altro.
Una donna stringeva un ragazzo forte a sé, mentre precipitavano nel vuoto.
Si era verificato all'improvviso un violento terremoto e una larga crepa li aveva inghiottiti. La terra pareva essersi spaccata a metà.
Non avevano fatto a tempo a dirsi niente, madre e figlio; tutto era avvenuto senza preavvisi, senza presagi.
Si erano ritrovati in volo, in un terribile volo, nel vuoto e precipitavano.
L'unica cosa che fecero d'istinto, fu abbracciarsi, per cadere assieme, verso la morte, verso il nulla.
Urlarono e le loro urla fecero eco all'interno della cavità; mentre piombavano negli abissi, abbracciati, non si guardarono negli occhi, non ne ebbero il coraggio.
L'ultimo gesto del ragazzo, prima dello schianto, fu di appoggiare la testa sulla pancia della madre; per un attimo ebbe la sensazione di tornare ad essere un feto, si sentì vicino a quella parte del corpo materno in cui era stato generato.
La donna ricordò quando il figlio era dentro di lei: in quei mesi sentiva il piccolo cuore battere, assieme al suo!
Arrivati al suolo i due corpi si staccarono. Ognuno giaceva disteso nella propria oscurità. Un istante dopo le loro anime si riunirono per sempre.