2010
10
Ott
Le parrocchie di Regalpetra
Commenti (
Prefazione
dell’autore
Adelphi Edizioni
Collana Fabula
Pagg. 195
ISBN 9788845908408
Prezzo € 19,00
Il problema storico
della miseria
Pubblicato nel 1956 dall’editore Laterza, Le
parrocchie di Regalpetra non è un romanzo, bensì una saggio che parla
dell’ambiente, della gente, della storia di Racalmuto, paese natio di Sciascia,
denunciando apertamente, senza remore, i problemi ancestrali, ormai
cronicizzati, che affliggono quella località e finendo per estensione con il
caratterizzare qualsiasi unità amministrativa siciliana.
Ma perché allora non intitolarlo Le
parrocchie di Racalmuto?
Lo spiega lo stesso autore nella
prefazione, precisando Debbo aggiungere che il nome del paese, Regalpetra,
contiene due ragioni: la prima, che nelle antiche carte Recalmuto (cui
in parte le cronache del libro si riferiscono) è segnata come Regalmuto; la
seconda, che volevo in qualche modo rendere omaggio a Nino Savarese, autore dei
Fatti di Petra.
C’è un ordine logico in queste cronache che
non è solo temporale, ma anche finalizzato a dimostrare appunto quell’Enorme
tempo, cristallizzato, che Giuseppe Bonaviri ha reso perfettamente con il
suo omonimo libro.
Si parte così dalla storia del paese,
andando indietro di circa quattro secoli per approdare, abbastanza rapidamente,
al periodo intercorrente fra le due guerre, con gustose rappresentazioni
dell’era fascista, ma è soprattutto il dopoguerra, frutto dell’esperienza
diretta, il cardine di tutta l’opera, con l’acuta osservazione della politica,
i cui rappresentanti locali, dismessa la camicia nera, ora ne indossano di
altri colori, ma, si sa, come l’abito non faccia il monaco.
L’effettiva preoccupazione di Sciascia,
però, è il fine stesso dell’opera e cioè di mostrare le condizioni in cui
versavano le classi povere, con la scarsa e inadeguata paga per il necessario
sostentamento, accompagnata dal rischio insito nel lavoro proprio dei cavatori
di sale e degli zolfatari.
Se la descrizione della vita di questi
quasi servi della gleba provoca sdegno nel lettore, Le cronache scolastiche
dello Sciascia maestro sono di quelle che stringono il cuore, che fanno venire
in mente l’infanzia di tanti derelitti descritta già dal Verga e che nel Cuore
di De Amicis risulta sì commovente, ma edulcorata.
Qui la verità cruda è che gli scolari
patiscono la fame, soffrono il freddo, già alla loro età maturano gli
espedienti per sopravvivere, vestiti di stracci, spesso alternando lavori
faticosi agli studi, senza un avvenire, immiseriti fuori e dentro.
Ricordo che siamo negli anni 50 del XX
secolo e non nel XVIII o XIX secolo; l’Italia è uscita dalla guerra impoverita,
desiderosa tuttavia di raggiungere migliori condizioni di vita, ma lì, a
Racalmuto – Regalpetra, si vive solo per morire.
Credetemi, poiché non è un romanzo in cui
vien dato spazio alla fantasia, ma è una cronaca, un’indagine e quindi c’è solo
realtà, a leggere queste pagine si è pervasi da un’intensa commozione e anche
da un senso di vergogna, per noi che ora abbiamo tutto, quando loro invece non
avevano niente, ma solo la fatica di vivere.
Come se Le cronache scolastiche non
fossero sufficienti l’ultimo articolo di questo libro, intitolato La neve,
il Natale è di quelli che è impossibile dimenticare, perché allargano
quella ferita che già si è aperta in noi. Un inverno rigido, di quelli da
tenere a memoria, con tanta neve e gli scolari vestiti quasi come Arlecchini,
perché le mamme rimediano quello che è possibile trovare per attenuare il senso
di freddo, il Natale che si avvicina, che arriva e il diario di tre di loro su
come hanno trascorso la festività cristiana. Sono stilettate vere e proprie,
come questa: “ Io il giorno di Natale ho giuocato con i miei cugini e i miei
compagni. Avevo vinto duecento lire e quando sono ritornato a casa mio padre me
le ha prese e se ne è andato a divertirsi lui. “.
E’ comprensibile quindi l’altra funzione di
queste cronache, cioè l’essere la base, lo spunto per le opere successive di
Sciascia, tanto che nel 1967, a proposito di Le parrocchie di Regalpetra,
l’autore scrisse “ Tutti i miei libri in effetti ne fanno uno. Un libro
sulla Sicilia che tocca i punti dolenti del passato e del presente e che viene
ad articolarsi come la storia di una continua sconfitta della ragione e di
coloro che nella sconfitta furono personalmente travolti e annientati.”.
Questo libro è assolutamente imperdibile.
Leonardo Sciascia (Racalmuto,
8 gennaio 1921 – Palermo, 20 novembre 1989). E’ stato autore di saggi e
romanzi, fra cui: Le parrocchie di Regalpietra (Laterza, 1956), Il
giorno della civetta (Einaudi, 1961), Il consiglio d’Egitto
(Einaudi, 1963), A ciascuno il suo (Einaudi, 1966), Il contesto
(Einaudi, 1971), Atti relativi alla morte di Raymond Roussel (Esse
Editrice, 1971), Todo
modo (Einaudi, 1974), La scomparsa di Majorana (Einaudi,
1975), I pugnalatori (Einaudi, 1976), Candido, ovvero Un sogno fatto
in Sicilia (Einaudi, 1977), L’affaire Moro (Sellerio, 1978), Il
teatro della memoria (Einaudi, 1981), La sentenza memorabile
(Sellerio, 1982), Il cavaliere e la morte (Adelphi, 1988), Una storia
semplice (Adelphi, 1989).
Renzo Montagnoli
Nasce a Mantova l’8 maggio 1947. Laureato
in economia e commercio, dopo aver lavorato per lungo tempo presso un’azienda
di credito ora è in pensione e vive con la moglie Svetlana a Virgilio (MN).
Ha vinto con la poesia Senza tempo
il premio Alois Braga edizione 2006 e con il racconto I silenzi sospesi
il Concorso Les Nouvelles edizione 2006.
Sue poesie e racconti sono pubblicati sulle
riviste Carmina, Isola Nera, Prospektiva e Writers Magazine Italia, oltre a
essere presenti in antologie collettive e in e-book.
Ha pubblicato le sillogi poetiche Canti
celtici (Il Foglio, 2007) e Il cerchio infinito (Il Foglio, 2008).
E’ il dominus del sito culturale
Arteinsieme (www.arteinsieme.net)
Blog: armoniadelleparole.splinder.com/