Bad Trip
Frammenti scheggiati di una realtà impazzita.
Un navigare oscuro, lacerato da squarci di luce fredda che tagliano l’aria, feriscono gli occhi, l’anima. E ancora, sapori forti, amari, acidi, che bruciano, che soffocano, che tolgono il respiro.
Sequenze che si sovrappongono di un film immaginato e rivisto tante volte nella propria mente.
Urla nel silenzio della solitudine acerba di una giovane vita.
E’ questo il mondo che l’autore di “Bad Trip” propone, lasciandoci guardare ciò che non vogliamo vedere. Confondendo i pensieri in un intreccio che si insegue in un labirinto di intense emozioni fatte, a tratti, di disagio e paure.
E’ un contesto sociale fatto di indifferenza e vuoto che ognuno colma come può. Stordendosi con l’alcool, assumendo droghe, identificandosi in eroi, meglio se alieni, perché ciò che abbiamo intorno non ci appartiene.
L’autore interpreta non i sogni dei suoi coetanei ma gli incubi.
La sua sensibilità verso il mondo degli adulti è ferita dall’incomunicabilità che gli stessi hanno costruito e che appare paradossale considerata l’epoca in cui viviamo.
Ma, forse, ancora una volta l’uomo non utilizza ciò che costruisce per incontrare l’altro e per dargli valore, ancora una volta l’uomo sceglie l’avere e non l’essere, l’apparire mascherandosi anziché mostrare la propria anima.
L’autore lancia un messaggio “criptato” tra le righe spezzate del racconto; parla alla solitudine che è in ognuno e che, per qualcuno, è una realtà insostenibile, forse non c’è speranza, forse la troverà.