4 maggio 1999 - L'uomo nero
Commenti (Da bambina, vivace e curiosa, ficca il naso nel cestino da lavoro della nonna: e rimane incantata dalla treccia di lana da rammendo, da tutti quei colori. La nonna nota la sua meraviglia e glielo regala, quell'oggetto insignificante, per quel poco che può valere; ma a lei sembra di avere ricevuto un tesoro. Prova un senso di dominio assoluto: tra le sue mani, in quei fili di lana, in suo solo ed esclusivo possesso, ora risplendono tutti i colori del mondo.
Quei colori non la abbandoneranno più: si firmerà "la ragazza policroma", si coprirà di tatuaggi per portare colori sotto la pelle, si vestirà di stoffe allegre e variopinte. Lo farà per quasi trent'anni, certa che la sua vita sarà sempre un arcobaleno.
E in fondo a tutta la sua vita, questa notte. Il rosso sulla sua pelle, qui più chiaro, lì più scuro, le dà la nausea. Lo specchio, impietoso, non nasconde nessuna sfumatura. Questa notte qualcosa è stato ucciso dentro di lei, qualcosa che non potrà più tornare. Il senso di trionfo e di potere della prima volta in cui strinse tra le mani la treccia di lana da rammendo, forse; o forse l'arcobaleno che per lei non splenderà più. Il rosso sulla sua pelle andrà degenerando, diventerà violaceo, giallastro: tinte malate e perverse che spariranno dalla superficie ma lasceranno ombre permanenti sulla sua anima. Il rosso colora tutto quello che c'è. Gli altri colori sono scomparsi, risucchiati in un gorgo oscuro di vergogna, dolore, paura. O questo, oppure è lei che è diventata cieca e non li sa più vedere. Lo specchio giallo e marrone del bagno, il cotone bianco, la bottiglia verde del disinfettante, la camicia da notte blu, è tutto inutile. Lei non può distinguere più niente.
In un'altra stanza, tra lenzuola bianche e rosa ormai sporche, esausto e ubriaco, dorme l'uomo nero.