20/02/2002
(mercoledì)
Che cosa è successo di preciso nel brevissimo lasso di tempo intercorso da quando ho alzato il sedere dal divanetto a quando ho incrociato lo sguardo di Monica, non saprei dirlo con precisione. Ma la sensazione, quella sensazione che ho provato quando i nostri occhi si sono incontrati, quella si, quella la ricordo bene. Era una sensazione che mi avvisava che stavo per essere fottuto, perché dal momento in cui i miei occhi hanno incontrato i suoi la mia vita sarebbe cambiata. E' successo come nei film. Tutto intorno a noi ha iniziato a funzionare al rallentatore. Le cose e le persone che ci stavano intorno sono sparite e al centro della scena c'eravamo soltanto noi. Io e lei. Ed il brivido che mi attraversava, che mi bloccava la gola, non era a senso unico ma aveva un'andata e un ritorno. Le sensazioni che provavo io le stava provando anche lei. Sono cose che si capiscono queste. Sono cose che si intuiscono.
Ed io lo intuivo dal modo in cui lasciava cascare i suoi occhi dentro i miei. Dalla serenità del suo visto e dai gesti lenti della mano che anticipavano il mio arrivo. Eravamo in simbiosi. Sintonizzati sulla stessa lunghezza d'onda. Ne ero sicuro. Stavamo guardando lo stesso film. Anzi ne eravamo gli attori protagonisti. E la sceneggiatura della nostra storia sarebbe stata candidata all'Oscar.
Ho camminato verso di lei al rallentatore e ho notato il suo sguardo che per qualche secondo si è spostato dal mio e si è rivolto a quello della sua amica che le sedava accanto. I suoi occhioni da cerbiatta hanno incrociato quelli dell'amica e hanno detto:
"Ecco vedi, sta arrivando l'uomo che aspettavo. Quello di cui ti ho sempre parlato".