A Casola Valsenio sfilano i ''Carri di Pensiaro''
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ALLA FESTA DI PRIMAVERA SFILANO I “CARRI DI PENSIERO”
Inoltre, sempre a Casola Valsenio (Ra) anche la sagra del cinghiale e degli antichi sapori
Era il 1891 quando un gruppo di artigiani di Casola Valsenio (RA) decise di organizzare la Festa di Mezzaquaresima, pure detta della Segavecchia. Anche se in un periodo leggermente posticipato rispetto alle origini, riproponendo quell’antica tradizione popolare, in questo 2006 viene riproposta l’originale Festa di Primavera. L’appuntamento è fissato per domenica 23 e martedì 25 aprile per le vie e le piazze del centro storico del paese.
Un paese, quello di Casola Valsenio, ricco anche di amanti della buona cucina. Tant’è che pochi giorni dopo la Festa di Primavera, per la precisione da venerdì 28 aprile a martedì 2 maggio, ospiterà anche la gustosa Sagra del cinghiale e degli antichi sapori della nostra terra, con appuntamenti di gastronomia e di folklore.
Quella di Mezzaquaresima era festa di origine pagana che interrompeva il grigiore della Quaresima con un giorno di carnevale che comprendeva una fiera di bestiame, balli, giochi, la sfilata del carro della Vecchia (rappresentata da un enorme e grottesco mascherone) e il corteo di carri accompagnati dal lancio di confetti e di aranci. La Vecchia, nella tradizione romagnola, era vista come la colpevole di tutti i mali della stagione agricola passata e per questa colpa, dopo un processo caricatura, veniva segata o, come succedeva a Casola, bruciata in piazza tra canti e balli con un rogo di purificazione e di propiziazione della stagione che stava per iniziare.
Pur avendo mutato nome e data, la Festa di Primavera di Casola Valsenio conserva inalterati i caratteri tradizionali degli inizi. Sfila ancora, preceduto dalla banda del paese, il carro della Vecchia che la sera viene processata e bruciata e sfilano ancora i carri allegorici, o meglio i “carri di pensiero” ogni anno ricchi di forme nuove, di allegorie sempre più raffinate, di costumi e colori più ricercati e con dimensioni sempre più imponenti: alti fino a sei metri, accolgono anche venti figuranti!. Inoltre, come è sempre stato, i figuranti restano immobili in forme plastiche per tutto il tempo della sfilata: ogni quadro vivente è una pagina di letteratura popolare che appare come un curioso discorso fatto alla piazza dai costruttori dei carri. Si tratta di un linguaggio che, anche nell’era del digitale e della tecnologia “sfrenata”, conserva tutta la sua forza di comunicazione e d’impatto emotivo per l’originalità delle idee, per la ricercatezza dei costumi e dei colori, per l’imponenza e l’arditezza delle forme. Un linguaggio che resta ancorato alla tradizione, pur adeguandosi ai mutamenti di costume e di cultura soprattutto perché sopravvive lo spirito con cui vengono costruiti e portati in piazza i carri: le società si ritrovano a lavorare attorno ai carri spinti da un comune sentire, da un comune impegno culturale, sociale, civile e, in alcuni casi, anche politico. Carri che, secondo la tradizione, immediatamente dopo il termine della sfilata iniziano ad essere demoliti, mentre l’idea e le immagini delle allegorie vanno ad arricchire la storia e la documentazione di questo curioso “libro” casolano ormai ricco di quasi duecento pagine, rappresentate da altrettanti carri, nelle quali, unendo il divertimento alla cultura, si sono spiegati e si spiegano al popolo i grandi temi, gli eventi, gli uomini e gli ideali della storia e dell’attualità.
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