Primo capitolo
Primavera 2000
Percorrevo inversamente il cammino con passo lento e decisamente insicuro e mi accorgevo di essere avvolto da un foulard di tristezza. I miei occhi umidi riflettevano il pianto di coloro che avevano fatto parte della mia vita, come di quelli che, pure estranei, avevano rispettato il triste evento.
Mi sembrava di vederli tutti, riuniti insieme per dialogare con espressioni differenti: c'era chi piangeva, chi si mostrava depresso o impaziente di terminare o chi, per i convenevoli del rito, pronunciava le solite frasi fatte.
Tante furono le persone che accorsero al mio capezzale e con il loro frastuono di voci e di presenze, avevano reso piena la casa, che quasi sembrava traboccare.
Le persiane ormai vecchie della mia camera erano chiuse, come pure i vetri delle finestre; la luce del sole non era presente, quasi per non essere offensiva al momento vissuto e una luce fioca si diffondeva.
Mentre continuavo ad allontanarmi lentamente, iniziai ad intraprendere l'interminabile tunnel, quasi un pertugio, una natural burella, mentre udivo ancora un vociare lontano, in cui si evidenziava un breve e conciso discorso.
Riconobbi la voce dell'ultimo parroco della Chiesa di famiglia, succeduto a Don Vito, che aveva rappresentato per tutti noi un punto fermo nella vita, come amico e confidente spirituale.
''L'attitudine e la professionalità hanno colmato positivamente la vita di Rodolfo, fino all'età di settantatrè anni. Ha vissuto rispettando gli altri e valorizzando la sua vita e quella dei suoi famigliari. Lo si ricorda e gli si rende merito per le sue scoperte archeologiche, per lo zelo e la fatica costante nella ricerca di opere d'arte, il cui valore è oggi ancora importante per la nostra cultura.''
Il funerale fu celebrato con semplicità e devozione.
Quando i miei parenti più stretti tornarono a casa, oltre che dalla tristezza e da una prostrazione iniziale, furono soggiogati da sentimenti di avidità e di interesse. Era sorta tra di essi una accesa discussione sui problemi inerenti all'eredità : i titoli, le proprietà immobiliari, i mobili, gli indumenti e persino gli effetti personali.
Avevo capito che le liti famigliari in queste occasioni sconvolgevano i momenti silenziosi del dolore, caratterizzando la fine della vita in funzione dell'egoismo, dell'avidità e dell'interesse per coloro che rimanevano in vita. Del resto ero convinto che la vita fosse finzione, dal ricordo pirandelliano, e che la menzogna fosse complice dell'indifferenza, con buona dose di isteria e depressione.
E' proprio in questi momenti che si esprime il lato peggiore di noi stessi, quando ci nascondiamo dietro personaggi finti, quasi dei commedianti, malinconici al momento del funerale e cinici in uno studio notarile.
Mentre, sempre in disparte ascoltavo il continuo vociare, soprattutto delle nuore che anche in passato erano quasi sempre in disaccordo, mi nauseavo dalla durezza delle parole e fortemente deluso, continuavo ad intraprendere il ruolo di spettatore inerme.
Quanto avrei voluto intervenire per spiegare che di fronte alla morte tutto è relativo, ma osservando ancora una volta gli individui, mi accorsi che nei loro volti si celava una maschera e decisi quindi di riprendere il cammino ed avvolgermi definitivamente nel silenzio.
...continua...