Louis Brauquier
''Superata la diga Saint - Marie, sotto il Pharo, fermai il motore lasciando cullare la barca… Marsiglia si scopriva così. Dal mare. Come l'aveva scoperta il Focese, un mattino, secoli fa. Con lo stesso stupore… Erano tutti qui. I nostri amici. I nostri amori. Lole posò la mano sulla mia. La città poteva incendiarsi. Bianca, poi ocra, poi rosa. Una città in armonia con i nostri cuori.''
Jean-Claude Izzo, Casino Totale
Marsiglia da tempo ha cessato di essere una città famigerata, un luogo da evitare, nota solo per sordidi intrecci di malavita e considerata quasi la Chicago europea .E' speciale. Così disuguale. Così di passaggio. Negli anni sono sbarcati, per procedere altrove, o per restare, armeni, italiani, corsi, spagnoli, magrebini, antillesi, africani e tanti altri. E' una grande metropoli con fasce di disagio, problemi di criminalità e di razzismo che si incrociano e si sovrappongono, una disoccupazione preoccupante, ma è anche la città di tutte le diversità, immensa e tragica, piena di incanto, mutevole, con la luce chiarissima. Si snoda fra saliscendi e piccole strade. Ci sono quartieri che sembrano suk, angoli sofisticati, periferie soffocate dal cemento, la gare Saint - Charles che accoglie e sazia gli occhi, in cima allo scalone, con un paesaggio unico, da batticuore, c'è l'Isola d'If con la cella di Montecristo che si raggiunge rapidamente via mare, e poi sarcofaghi pagani nelle cripte della basilica di Saint- Victor fra quelli cristiani e l'inquietante Vergine nera dallo sguardo vizioso. Va conosciuta camminando, seguendo il rumore dell'acqua e lasciandosi incantare dai guazzabugli di case confuse e arrampicate, da certi slarghi improvvisi e la cattedrale della Madonna della Guardia, spesso coperta di foschia. Marsiglia cambia, sta cambiando ogni anno. A tratti torva o promettente, appesantita dal passato e incredibilmente leggera come una passeggiatrice dall'avvenire incerto. La luce palleggia sui muri i suoi giochi rivelando gradazioni metalliche o color salmone che investono di un calore inatteso. Marsiglia adesso incuriosisce e seduce: da tempo è il centro di fermenti importanti, la musica, il cinema di Robert Guediguian, e la letteratura. Jean-Claude Izzo è nato nel 1945 a Marsiglia dove è morto nel 2000 a 55 anni: quando si parla di ''letteratura marsigliese ''il pensiero corre immediatamente a lui che è considerato il ''cantore'' contemporaneo della seconda città della Francia e ha acquisito notorietà internazionale con la famosa Trilogia, la serie di romanzi, editi in Italia da e/o dei quali è protagonista Fabio Montale, ''Casino Totale'', ''Chourmo'' e ''Solea''. (per approfondire consiglio una visita al suo sito ufficiale è www.jeanclaude-izzo.com)
Protagonista malinconico, pessimista, dolente e appassionato, Montale ci guida attraverso passioni, rosati di Provenza, intricate vicende di malavita, pasti a base di bouillabaisse consumati sul porto, omicidi a sangue freddo, razzismo, ricordi, negozi di ''loukoum (dolci arabi fatti con pasta aromatizzata e ricoperti di zucchero a velo), donne amate e fuggite, sempre rimpiante, orate alla griglia, indagini complicate, ristorantini, quartieri Nord che non sono altro che ''cemento in un paesaggio convulso, roccioso e calcareo'' (come scrive in ''Chourmo''), ci porta per mano fra serate al bar bevendo pastis o mauresque, a ''sentire'' le premure della vicina Honorine, la sensualità di Lole, il significato della vera amicizia, con la città sempre presente, sfondo, complice e protagonista. Con la città che gli somiglia. Palpita, soffre. A fior di pelle il dolore è visibile, sentito, mostrato. Anche la partecipazione, le passioni, la solidarietà. Marsiglia è celebrata, come luogo dell'approdo, del ritornare e del partire, degli amori che nascono fra il profumo del pesce alla griglia, che si consolidano nei ristoranti dell'angiporto, con la luce tersa, che fa confondere il cielo con il mare.
Izzo ha analizzato, raccontato e svelato la potenza del Mediterraneo, quel mare ''di fronte al quale la felicità è un'idea semplice.''
Lui, ''bastardo e meticcio di Marsiglia'', ha rielaborato i miti della sua città, ne ha descritto la paura di ''marginalizzazione'', ne ha richiamato le basi storiche e culturali, la vocazione di apertura e accoglienza, ma anche la paura che produce omologazione e intolleranza. Ha parlato di questo anche in un bell'articolo dal titolo Ascoltando il mare, tradotto da Claudio Franchi e Martina Mazzacurati (che si può trovare interamente qui http://www.dantedescartes.it/sud-img/04.pdf):
''Da Marsiglia osservo il mondo... Mediterraneo. Uomo mediterraneo. Marsiglia ha 2600 anni. Io sono parte di questa storia. In questa storia… Il che significa che non porto con me altro bagaglio che questa città... Marsiglia è il mio destino come il Mediterraneo di cui sono il figlio meticcio. Sì, è proprio questo che affermo, con la testa piena dei versi di Louis Brauquier, poeta troppo dimenticato, che seppe cantare Marsiglia ma anche tutti quelli che vennero da lontano per darle la sua bellezza.''
Ed è proprio della straordinaria importanza della poesia di Louis Brauquier, che vogliamo parlare. Cercando di raccontare chi fu, e quanto la sua poesia misconosciuta, poco celebrata, schiva come lui, sia fondamentale e intrecciata anche alla nostra cultura italiana, che non prescinde dal Mediterraneo, che non può e non deve prescindere da chi ha celebrato il brulicare della vita, la bellezza della diversità, delle storie impresse nei visi, negli occhi bagnati di mari lontani, di immagini cariche di nostalgia. Raccontare il poeta che ha scritto:
Hommes perdus d'autres ports,
Qui portez avec vous la conscience
...continua...