E' Monsignor Francescati, cardinale penitenziere maggiore, a somministrare l'Estrema Unzione: trattandosi di un Pontefice, è un privilegio che gli spetta. I Papi dovrebbero spirare in pubblico, circondati dall'affetto dei familiari e dall'attenzione degli stretti collaboratori, ma ogni tanto capitano gli originali: Vladimiro I è fra quelli.
Lo ha trovato alle 23,30 la “suora del bicchiere”, una religiosa solita vedere per ultima il successore di Pietro. L'insignificante rumore del vassoio con il bicchiere di latte che cade a terra è subito coperto da un grido senza fine. Il corpo che penzola dal soffitto, impiccato con il cordone delle tende, merita questo ed altro.
Il cardinale camerlengo Paul Jeannot prende subito in mano la situazione, facendo allontanare la suora. In altri tempi sarebbe stato tutto più semplice: asportazione della lingua e un convento di clausura dove finire i propri giorni..
Ma tant'è: si sarebbe accontentato di trasferirla presso una missione in Papua Nuova Guinea, come richiesto da lei stessa quando era novizia, cinquantacinque anni prima. E non avrebbe dimenticato di informare chi di dovere della precarietà della sua salute mentale.
Torna alle proprie funzioni, sostituendo Monsignor Francescati. Si avvicina al pontefice per colpirlo tre volte sulla fronte con il martelletto d'argento, chiamandolo per nome, ufficializzando così il decesso. Con quella smorfia sul viso, la lingua gonfia e il colorito bluastro è tutto quanto mai superfluo, ma è quanto prevede il rito di Santa Madre Chiesa.
Gli sfila dal dito l'anello del pescatore, che reca il sigillo usato per autenticare determinati atti, e lo spezza: con quel gesto pone fine all'autorità del deceduto, assieme a quella dei dignitari nominati in quel periodo. Rimane in carica soltanto lui, allo scopo di organizzare i funerali, convocare il conclave e per tutto ciò che riguarda l'ordinaria amministrazione; le divinità minori rappresentate dai prefetti di congregazione e dai vari capiservizio sono sollevati dai loro incarichi.
Per il breve interregno tra un papa e l'altro, lui è Dio.
Nessuno sarebbe venuto a conoscenza delle circostanze della morte di Vladimiro I: non ha alcun'intenzione di offrire ai fedeli già pieni di dubbi anche l'immagine di un Pontefice suicida. Si sarebbe provveduto all'imbalsamazione nelle ventiquattr'ore successive, come vuole il protocollo, poi Vladimiro I avrebbe ricevuto l'omaggio delle folle. Il direttore dei servizi sanitari del Vaticano è già stato chiamato per stilare il comunicato stampa da diffondere l'indomani, senza neppure menzionare l'ipotesi di un'autopsia... Arresto respiratorio, questo avrebbe dichiarato il dottore. Del resto non è così?
La notte è fredda e senza stelle: i pochi avventori del locale, di norma, non prestano particolare attenzione a chi entra o esce, ma l'arrivo dell'uomo con il tabarro nero strappa un'occhiata anche ai più distratti. Sono brutti momenti quelli, e i personaggi troppo originali danno nell'occhio; deve saperlo anche lui, visto che si sbriga ad abbandonare il mantello sull'appendiabiti.
L'oste (a Roma rimangono tali anche nel ventunesimo secolo) sta passando uno straccio poco pulito sul piano di lavoro, e solleva appena lo sguardo.
“Oh, guarda chi si vede! Sei venuto per riprenderti dalle fatiche del conclave? Tengono il vino chiuso le suore di San Vincenzo, eh?”
L'uomo scrolla le spalle e si allunga oltre il bancone, impossessandosi di una brocca mezza piena: i turisti impazziscono per quei cocci grezzi e non badano al vino annacquato, considerandola una costante di quel tipo di locale. Beve due bicchieri di fila, pulendosi la bocca con il dorso della mano.
...continua...