Instar Libri – Pag.
230 – euro 14
Marino Magliani è un nome importante
della letteratura italiana contemporanea, scrittore minimalista ma non
ombelicale, poetico ma non retorico, dotato di uno stile che ricorda Biamonti e
Orengo, ma anche narratori come Pavese e Pardini, attaccati alle loro radici
impossibili da rimuovere. Scrive di luoghi che conosce, per questo è sempre
credibile nelle descrizioni di uomini e ambienti, sfruttando -come in questo
romanzo - locationes argentine, liguri, spagnole e olandesi. Magliani ha
pubblicato molte opere con Sironi e Longanesi (Quattro giorni per non morire,
Il collezionista di tempo, Quella notte a Dolcedo, La
tana degli Alberibelli), oltre a una raccolta di racconti per Transeuropa (Non
rimpiango, non lacrimo, non chiamo), in collaborazione con Vincenzo
Pardini.
La spiaggia dei
cani romantici è un romanzo on the road che comincia nella
pampa argentina e narra le avventure di Almeja, un calciatore di origini liguri
che torna in Italia con la sua ragazza per cercare una squadra e cambiare vita.
Non si fermerà nella Liguria dei suoi avi, un posto depresso popolato da
vecchi, un luogo che non può essere la tanto favoleggiata Europa. Si farà attrarre
dalle notti pericolose di Lloret de Mar, la cittadina di mare spagnola alle
porte di Barcellona, descritta come la capitale del vizio, tra droga e personaggi
violenti, un posto in balia di bande, spacciatori e micro criminalità.
Trent’anni dopo i fatti sarà una giornalista olandese a svelare segreti nascosti
di un passato che ha visto protagonista il giovane calciatore e la sua ragazza.
Non fermiamoci alla trama - ben
articolata e complessa - perché la cosa più interessante di Magliani è lo stile,
a tratti malinconico e suadente, quasi elegiaco, che ricorda il Pavese de La
Casa in collina. Pagine stupende dipingono (è il verbo giusto) il ritorno
al paese ligure con pennellate da maestro, immortalando gli olivi che declinano
sino al mare e le strade tortuose. Magliani racconta la notte australe con i
suoi rospi e i suoi odori, uomini che mangiavano fichi secchi tutto l’anno
e facevano i braccianti agricoli, una Liguria decrepita, con la spazzatura
all’ingresso dei paesi, le terrazze crollate e gli olivi in mezzo ai rovi,
intonaci che scendono a pezzi e ovunque incredibili tubi delle fogne. Un
calciatore argentino osserva il mare stupito, paragona i pescatori ai gauchos,
mentre pensa che la distesa azzurra altro non sia che un pampa noiosa di
cui non si vede la fine. I paesi sono popolati di vecchi, odorano di tigli e
basilico, le persone siedono fuori dalle case a prendere il fresco, altri
giocano a carte nei bar del centro, bevendo vino rosso che ha il sapore della roccia.
Le pagine migliori di Magliani sono dedicate alla sua Liguria - descritta in
modo magistrale come avrebbero fatto Orengo e Biamonti - e non è difficile apprezzare
la nostalgia dell’esule, dello scrittore che mantiene le sue radici da lontano
e ogni volta che torna rivive un nuovo sorprendente incontro. Lloret de Mar con
le sue spiagge, le discoteche, i ragazzi a caccia d’avventure, ma anche la
sconfinata pampa argentina di Lincoln e le coste olandesi sono altri
luoghi dove si svolge l’azione, descritti con rapide pennellate, rese vive da
una prosa mai banale e scontata, ma ricercata e colta.
La spiaggia dei
cani romantici sin dal titolo non si presenta come un libro di pronto
consumo, ma deve essere apprezzato con il rispetto e l’attenzione che merita la
vera letteratura.