2011
10
Apr
Cristo si è fermato a Eboli
Commenti (
Newton Compton
Editori
Narrativa romanzo
Collana Grandi
tascabili economici
Pagg. 236
ISBN 9788854120129
Prezzo
€ 10,50
Lo Stato è lontano
Nel corso della lettura delle prime pagine
viene istintivo un accostamento a Fontamara, il bellissimo romanzo di
Ignazio Silone. Stessa è la miserabile condizione di indigenza trattata, anche
se i luoghi sono diversi (là la Marsica, qua la Lucania), identica è l’attività
di sostentamento dei protagonisti (là contadini, come qua), uguale è il
profondo senso di scoramento, quel sentirsi lontani dallo Stato visto come
un’entità oscura e quasi sempre vessatoria. Eppue le differenze ci sono e
appaiono notevoli, a iniziare dalla narrazione, poiché se Fontamara è un
romanzo con una trama simbolica, Cristo si è fermato a Eboli è
un’autobiografia, limitata a un determinato periodo, tale da essere considerato
dall’autore un’autentica rivelazione. E poi non occorre dimenticare la diversa
estrazione sociale degli scrittori, con Ignazio Silone (all’anagrafe Secondino
Tranquilli) rimasto quasi senza famiglia a seguito del terremoto che colpì
Avezzano nel 1915, quindi parte della stessa gente che così mirabilmente
descrive nel suo romanzo, un grido di dolore di un oppresso fra gli oppressi.
Carlo Levi, invece, borghese torinese,
costretto a dimorare nel luogo della sua opera come confinato dal regime
fascista, coglie lo stupore che gli ingenera lo scoprire una situazione di
arretratezza economica e di emarginazione sociale che gli erano sconosciute, e
lo fa dapprima quasi con riluttanza, poi con sempre più viva partecipazione al
punto di riconoscere in quei reietti dei sentimenti di umanità, delle capacità
di accoglienza, nonostante vi imperi l’ignoranza e la superstizione.
In entrambi i casi Ignazio Silone e Carlo
Levi portano alla luce, nella sua drammaticità, la questione meridionale, una
vasta parte dell’Italia così dissimile dall’altra, così abbandonata da apparire
staccata, una propaggine importante, ma lasciata allo sbando, arretrata
economicamente e socialmente, un luogo sulla carta geografica e nulla più.
Il contrasto fra il settentrionale, agiato,
medico torinese e una realtà del tutto imprevedibile palpita nelle pagine,
dotate di una dinamicità in contrasto con la staticità di quel mondo,
abbandonato da tutti e perfino da Cristo, che oltre Eboli non è andato.
La fatica del vivere quotidiano, la
tediosità di una situazione senza speranza, l’ignoranza sempre presente, unita
alle superstizioni che accomuna quei diseredati alle pochè autorità (podestà,
medici, farmacisti), ma soprattutto quel sentirsi lontani anni luce dallo
stato, da questa istituzione sconosciuta e anzi vista con timore, come un
Moloch che pretende sempre di più senza dare, sono descritte in modo mirabile
da Carlo Levi.
Certamente per lui è una sorpresa scoprire
questo mondo, di cui all’inizio anche diffida, ma poi, nei quotidiani contatti
con la gente - fra cui indubbiamente critici quelli con il ceto borghese, non
poco responsabile della situazione –, riesce a cogliere le virtù difficilmente
percepibili a prima vista di questi vinti, si entusiasma, diventa partecipe dei
piccoli e grandi fatti della comunità, finisce con il ritenere la sua
condizione di confinato non tanto una condanna, ma un incidente di percorso, di
fronte all’eterna condanna di un popolo senza patria.
Ci sono pagine che, pur nello stile
elegante e non certo enfatico, muovono alla commozione, altre che fanno gridare
di rabbia, come la descrizione di Matera che gli fa la sorella che è venuta a
trovarlo. Abitazioni primitive in un mondo primordiale, una necropoli in cui si
consumano esistenze che portano la fatica di esserci, i “Sassi” sono la
realtà e l’emblema di una condizione, di un tempo che sembra fermo agli albori
dell’umanità, senza cambiamenti, in un’infinta disperazione che si trascina di
padre in figlio.
Levi sa cogliere anche nelle sfumature la
tragedia di un mondo immobile e arretrato, dove tuttavia palpitano sentimenti,
riescono anche a nascere gioie fra tanto dolore, e così quei cafoni,
osservati dapprima con preconcetti borghesi, poco a poco diventano gli eroi di
un’umanità derisa, calpestata, ma pronta a tendere la mano, a dividere il poco
cibo e ad accogliere quel medico con la passione per la pittura, giunto da
lontano, da un mondo che non conoscono e neppure immaginano.
Terminato il confino l’autore ripartirà per
la sua città d’origine, con la promessa di ritornare fra quella gente che ora
sente vicina a sé con il calore dell’affetto. Non sarà però così, ma Levi non
verrà comunque meno all’impegno. Infatti, giace fra tanti illustri sconosciuti,
nel cimitero di Aliano, quel paese la cui gente lo ha così toccato nel cuore.
Il romanzo, uscito nel 1945, incontrò
subito un enorme successo, con diffusione in tutto il mondo e ha avuto anche
una trasposizione cinematografica con la regia di Francesco Rosi e
l’interpretazione di Gian Maria Volonté, Alain Cuny, Lea Massari e Irene Papas.
Cristo si è fermato a Eboli è una di quelle
opere che lasciano un segno profondo nel lettore, che toccano nell’animo e
invitano a riflettere, un romanzo che è impossibile dimenticare e che ogni
tanto, ancor oggi, mi torna alla mente in certe sue pagine di struggente
bellezza, emozioni e sensazioni che solo un capolavoro può dare.
Carlo Levi (Torino, 29
novembre1902 – Roma, 4 gennaio 1975). E’ stato un grande scrittore e un non
meno grande pittore. Ha scritto, fra l’altro, Cristo si è fermato a Eboli,
L’orologio, Le parole sono pietre.
Renzo Montagnoli
Nasce a Mantova l’8 maggio 1947. Laureato
in economia e commercio, dopo aver lavorato per lungo tempo presso un’azienda
di credito ora è in pensione e vive con la moglie Svetlana a Virgilio (MN).
Ha vinto con la poesia Senza tempo il premio Alois Braga edizione 2006 e con il racconto I
silenzi sospesi il Concorso Les Nouvelles edizione 2006.
Sue poesie e racconti sono pubblicati sulle
riviste Carmina, Isola Nera, Prospektiva e Writers Magazine Italia, oltre a
essere presenti in antologie collettive e in e-book.
Ha pubblicato le sillogi poetiche Canti
celtici (Il Foglio, 2007) e Il cerchio infinito (Il Foglio, 2008).
E’ il dominus del sito culturale
Arteinsieme (www.arteinsieme.net)
Blog: armoniadelleparole.splinder.com/