2010
24
Nov
Pagine milanesi
di Nunzio Festa
Commenti (
a cura di Giuseppe
Lupo
Hacca (Macerata,
2010), pag. 160. euro 14.00.
Le pagine milanesi del lucano Leonardo
Sinisgalli testimoniano l’arrivo e parte della vita del poeta e scrittore a
Milano, quando “faticosamente il sangue ha fatto abitudine agli agguati della
nebbia”. Sinisgalli visse, infatti, a Roma e Milano. Amico, in Lombardia, di
pittori e altri scrittori, dedicò tante pagine critiche appunto alle opere di
pittura, soprattutto, che uscivano in quel pezzo d’anni Trenta. Anche se la
pagina più bella, va detto, è quella dedicata al matrimonio del poeta Alfonso
Gatto. Non è fotografata la Milano odierna, ovviamente. Non abbiamo, insomma,
un’istantanea della Milano anni Settanta e Ottanta. La Milano di Sinisgalli, invece, è molto più simile a quella raccontata, a bocconi, dall’altro
grande meridionale della letteratura italiana, Vincenzo Consolo. “È il momento
in cui Sinisgalli si trasferisce da Lambrate a Corso Monforte e poi in Via
Rugabella – scrive in sede di presentazione il curatore del libro, il critico e
scrittore nato in Basilicata Giuseppe Lupo - , passeggia sotto i portici di
Corso Vittorio Emanuele, ascolta il grido delle fioraie in Piazza San Babila,
si ferma ai tavolini del Caffè Craja e del Ristorante Savini, segue le mostre
di Kandinsky al Milione, accompagna Le Corbusier all’Esposizione Aeronautica
presso il Palazzo dell'Arte, visita gli studi di Cantatore, Fontana e Soldati,
ne ammira i dipinti, ne esamina le forme e i colori. Si è spostato allegoricamente
e fisicamente dalla periferia al centro, si è inserito nel pieno del frastuono
urbano, vive la città obbedendo ai precetti dello spleen baudeleriano.
Alla luce di tali considerazioni non è un azzardo affermare che gli scritti milanesi di Sinisgalli dell’“Italia Letteraria” presentano i caratteri della promenade e del diario, vantano cioè un’origine pubblica e privata, sono contemporaneamente cronache di una topografia culturale e frammenti di un viaggio interiore”. Leonardo Sinisgalli nacque a Montemurro, provincia di Potenza, nel 1908. Sinisgalli, che con Scotellaro è una delle figure più importanti e soprattutto originali delle lettere novecentesche, è sempre ricordato come il “poeta-ingegnere”: per la sua opera in architettura e pubblicità – soprattutto quando lavorò all’Olivetti del fondatore Adriano. Questo ‘diario’, però, ci spiega in special modo il suo approccio da critico d’arte è da allacciare al cuore stesso del Sinisgalli autore. Lupo è uno dei maggiori conoscitori dell’opera di Leonardo Sinisgalli, del quale ha curato diverse opere importantissime. Leonardo Sinisgalli scelse d’abbandonare la sua piccola patria e la sua madre terra, ricevendo successi professionali e letterari. Ma come per lo stesso contemporaneo Lupo, la Basilicata non è mai stata veramente abbandonata nello scrivere del poeta-ingegnere. E addirittura in queste pagine che sembrano non dirci nulla del Sud, ecco di nuovo il Sud che appare in viso e volto d’ombra che aleggia e condiziona.
Alla luce di tali considerazioni non è un azzardo affermare che gli scritti milanesi di Sinisgalli dell’“Italia Letteraria” presentano i caratteri della promenade e del diario, vantano cioè un’origine pubblica e privata, sono contemporaneamente cronache di una topografia culturale e frammenti di un viaggio interiore”. Leonardo Sinisgalli nacque a Montemurro, provincia di Potenza, nel 1908. Sinisgalli, che con Scotellaro è una delle figure più importanti e soprattutto originali delle lettere novecentesche, è sempre ricordato come il “poeta-ingegnere”: per la sua opera in architettura e pubblicità – soprattutto quando lavorò all’Olivetti del fondatore Adriano. Questo ‘diario’, però, ci spiega in special modo il suo approccio da critico d’arte è da allacciare al cuore stesso del Sinisgalli autore. Lupo è uno dei maggiori conoscitori dell’opera di Leonardo Sinisgalli, del quale ha curato diverse opere importantissime. Leonardo Sinisgalli scelse d’abbandonare la sua piccola patria e la sua madre terra, ricevendo successi professionali e letterari. Ma come per lo stesso contemporaneo Lupo, la Basilicata non è mai stata veramente abbandonata nello scrivere del poeta-ingegnere. E addirittura in queste pagine che sembrano non dirci nulla del Sud, ecco di nuovo il Sud che appare in viso e volto d’ombra che aleggia e condiziona.
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