2010
1
Nov
Intervista a Davide Cassia e Stefano Sampietro
Commenti (
autori del romanzo La clessidra
d’avorio
pubblicato da
Edizioni XII
Com’è nata l’idea di questo romanzo?
Risponde Davide Cassia: Una sera davanti
a una pizza e una birra, Stefano mi chiese se me la sentivo di scrivere un
romanzo a quattro mani. Dopo una settimana gli presentai il canovaccio de La
clessidra d’avorio e rimase di sasso, dicendomi che l’aveva detto per
scherzare. Visto che la trama era già, più o meno, definita, iniziai la prima
stesura.
Stefano voleva una storia avventurosa,
colma di mistero e suspense, che fosse ambientata in un’epoca poco sfruttata
dagli altri romanzieri. Mi venne in mente l’epoca napoleonica, a mio parere
periodo affascinante e pieno di spunti, intersecata con altri piani temporali,
per rendere più complesso il filone principale. L’idea della clessidra e
dell’alchimia fu una folgorazione, una di quelle che non si possono spiegare
razionalmente.
Il testo, per sua natura, deve avere
richiesto necessariamente un lavoro preparatorio sugli alchimisti e in
particolare su Philippus von Hohenheim, più conosciuto come Paracelso. Oppure
c’era già questa passione che vi accomunava per questa filosofia esoterica? E
se sì, per quali motivi?
Risponde Davide Cassia: No, non
conoscevamo nulla, o perlomeno quelle poche cose lette qua e là su romanzi e
testi storici. Per prepararci abbiamo letto diversi testi, sia di natura
storica, per conoscere l’ambiente e i luoghi in cui si sarebbero mossi i
protagonisti, sia legati all’alchimia stessa.
Diverse cose sono state comunque aggiunte
nelle successive stesure e revisioni del testo.
Logicamente ci siamo divisi i compiti:
Stefano si è preso in carico la difficile parte del diario e di tutto ciò che
riguardava gli scacchi e la figura di Paracelso, io ho fatto più lavoro di manovalanza
scrivendo gli altri piani temporali e poi lavorando sulle seguenti stesure.
L’idea della partita a scacchi fra Bandini
e Paracelsus è l’avvio del fil rouge di tutto il romanzo, difficile da condurre
su tre piani temporali, specialmente quando uno sia costituito soprattutto da
un diario. Gli incroci dei fatti, la tempistica sono veramente pregevoli,
seguendo un filo logico che non viene mai meno, secondo un ordine, direi
matematico e proprio di uno scacchista. E anche il finale sembra messo lì per
preludere ad altre mosse. E’ sperabile attendere un seguito?
Risponde Stefano Sampietro: In effetti non
c'è molta differenza tra una partita a scacchi e la trama di un romanzo:
entrambe sono una successione ordinata di eventi (le mosse) che riguardano
personaggi (i pezzi) decisa dagli autori (i giocatori)! Del resto la
letteratura ha già sfruttato questo parallelo, penso ad esempio a "La
scacchiera" di John Brunner. Quando costruisci un romanzo dalla trama
strutturata come il nostro, la mancanza di logica è un lusso che non puoi
permetterti, quindi hai probabilmente ragione quando dici che l'ordine seguito
è quello di uno scacchista (e forse la mia passione per questo gioco, anzi, per
questa "scienza e arte", come sono stati giustamente definiti gli
scacchi, ci ha aiutato!).
Un seguito? Nella "Clessidra
d'avorio" citiamo una frase di Pierre Mac Orlan: "Ci sono più
avventure su una scacchiera che su tutti i mari del mondo". Quindi le
possibilità di creare altre trame con i nostri personaggi sono infinite, chissà
che in futuro...
Mi sembra d’obbligo una domanda, alla quale
siete invitati a rispondere separatamente. Visto l’argomento trattato dal
libro, cosa ne pensate dell’alchimia? Non mi riferisco tanto a una visione di
alambicchi, quanto alla vera e propria filosofia esoterica di cui le serpentine
e anche le clessidre rappresentano solo i mezzi di un tentativo di
applicazione.
Risponde Stefano Sampietro:
Il mio è un approccio marcatamente scettico
nei confronti dell'alchimia, non solo dal punto di vista delle sue potenzialità
empiriche: confesso d'essere sempre un po' "guardingo" verso certi
facili simbolismi e certe manifestazioni del cosiddetto "pensiero
magico" (per usare una definizione forse non del tutto corretta, ma utile
per distinguere da quanto appartiene a una sfera razional-scientista). Tra
l'altro questo è anche il punto di vista che più o meno assume il protagonista
del romanzo, Darius Berthier de Lasalle, sebbene il finale lasci spazio a posizioni
possibiliste... spero che questo "outing scettico" non ci alieni chi
guarda all'alchimia con occhi diversi!
Risponde Davide Cassia:
Penso sia stato uno dei tanti tentativi
dell’uomo per raggiungere la perfezione, il bello, il divino, attraverso strumenti
improbabili e imperfetti, mutuati anche dall’epoca storica. Esperimenti fallaci
presenti in ogni tempo, dalla torre di Babele all’acceleratore nucleare.
L’alchimia intesa come ricerca della
perfezione tramite trasmutazione e cambiamento è sempre esistita e sempre
esisterà, anche se denominata in modi diverse a seconda delle epoche.
Vi ringrazio per la disponibilità e per le
succinte, ma esaurienti risposte. Nel salutarvi, augurandovi che il vostro
libro, veramente interessante e avvincente, possa incontrare il successo che
merita, auspico che possa esserci un seguito con nuove ed entusiasmanti
avventure.
La clessidra d’avorio
di Davide Cassia
e Stefano Sampietro
Copertina di Jessica Angiulli
e Lucio Mondini - Diramazioni
Edizioni XII
Narrativa romanzo
Collana Mezzanotte
Pagg. 330
ISBN 978-88-95733-24-1
Prezzo € 17,00
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:: Renzo Montagnoli
Renzo Montagnoli nasce a Mantova l’8 maggio 1947. Laureato in economia e commercio, dopo aver lavorato per lungo tempo presso un’azienda di credito ora è in pensione e vive con la moglie Svetlana a Virgilio (MN). Suoi racconti e poesie sono pubblicati sulle riviste letterarie Isola Nera, Prospektiva, Writers Magazine Italia e Carmina. E’ il dominus del sito culturale Arteinsieme (www.arteinsieme.net). Blog: http://armoniadelleparole.splinder.com
WEB: www.arteinsieme.net
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