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2009
16
Feb
Magda e il peccatore
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Pagg. 250 Euro 16 Mursia Editore
Trent’anni, una moglie, un figlio in arrivo. Il protagonista compie un “viaggio interiore”, fa un bilancio della propria esistenza. Sogni infranti, ambizioni sbagliate, una laurea non voluta, un romanzo che è rimasto un sogno nel cassetto. Cosa resta dunque di buono? Restano le donne, le tante meretrici con le quali il protagonista ha avuto rapporti sporadici. Amplessi con ragazzine, come con la diciottenne vestita da Cappuccetto Rosso con la quale il protagonista ha un rapporto quasi brutale, rapporto che fa piangere la giovane. Il protagonista ricorda con nostalgia Magdalena, una ragazza della quale si innamora. La donna aspetta un figlio e il protagonista ha il sospetto che sia il padre, donna che viene uccisi dai propri sfruttatori. I rapporti fra il protagonista e Magdalena sono le pagine più belle di un romanzo che sembra una sorte di catarsi liberatoria perché il protagonista rimane vittima di una malattia, frutto della vita scapestrata condotta e di un senso di colpa per quello fatto. Leggendo il romanzo vengono alla mente Moravia e Buzzati (il rapporto fra il protagonista e Magdalena ci ricorda il romanzo Un Amore del giornalista milanese. Il romanzo è scritto bene, la figura di Magdalena egregiamente tratteggiata, ma il limite del romanzo, e bisogna capirlo essendo lo scrittore al suo esordio narrativo, riguarda il contesto sociale che non è ben definito. Lunghe, eccessive, le peripezie descritte nel libro che vedono il protagonista girare per gli ospedali di Roma alla ricerca di una diagnosi sulla malattia, intensi i dialoghi con Magdalena, molto spazio è dedicato al sesso visto come strumento di liberazione. E’ un libro intriso di rabbia, dolore, un romanzo di formazione. Aspettiamo Di Maio alla seconda prova narrativa per tracciare un giudizio definitivo.