La donna del campione
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Corrado Genito è un ex capitano dei carabinieri cacciato dall’Arma, titolare di una importante agenzia investigativa, Francesco Bagni è un ottimo ispettore di polizia, dilaniato da atroci dubbi sentimentali (sposare l’indossatrice Uma o intrecciare una relazione part-time con il giudice Velia Longino?), Cosmo Sconosciuto “ nome dato dal padre in onore dell’immensità del creato” è un killer pugliese, appassionato nuotatore, assoldato dalla mafia siciliana per uccidere Iole Pacifico, detta la Santa”, la pentita di Cosa Nostra. Per questo è costretto a ritornare a M. dove ha effettuato, in passato, numerosi delitti e accetta l’incarico per soldi sperando di rifarsi una via con la fidanzata intellettuale Cinzia. Sono i tre personaggi attorno al quale ruota la trama narrativa imbastita dall’autore per quest’ultimo thriller. La città di M.( facilmente identificabile con Milano dove l’autore vive e lavora come cronista giudiziario di La Repubblica”) , è sconvolta dal rapimento di Elvio Wolfoson, pilota di Formula I, appartenente ad una delle famiglie più importanti della città e autore di un fortunato libro, “La donna del campione”che avrà un ruolo determinante nella vicenda. Maretta Zara, “Miss Sorriso”, moglie del rapito, assolda Genito per la liberazione del marito, mentre l’ispettore Bagni, è alle prese con il ritrovamento del corpo carbonizzato di Valentina Castiglioni, in arte Viola, una prostituta d’alto bordo. Indagine, questa della giovane ragazza, trascurata dalle forze dell’ordine “ a chi vuoi che interessano le buttane morte? apostrofa Bagni, esprimendo il suo disappunto, il giudice Velia, ma l’ispettore-capo della squadra omicidi vuole ritrovare, nonostante l’attenzione sia puntata sul rapimento di Wolfson, gli autori del delitto della donna incinta. Tre personaggi, caratterizzati efficacemente, difficilmente il lettore li dimenticherà, le cui vicende si intersecano magistralmente, come diversi pezzi per comporre, alla fine, un mosaico perfetto. Nonostante una trama articolata e complessa, anche se sapientemente orchestrata, diversi personaggi presenti, Colaprico non perde il “ bandolo della matassa”, la sua scrittura non stenta mai il passo narrativo. Ritmo narrativo incalzante e scene descritte abilmente, sono i punti di forza di questo libro dove lo scrittore descrive un contesto sociale e personaggi per i quali “ l’umanità è come l’amore, un sentimento molto relativo”. Sullo sfondo delle vicende narrate, la M., metafora del nostro Paese, con dei personaggi dediti alle feste, alla cocaina, all’immagine, cinici e spregiudicati, la M., uscita indenne da Tangentopoli che Colaprico critica e il rovescio della medaglia, le forze di polizia, il cui obiettivo è uscire indenni dalla vita, sopravvivere, arrivare alla pensione per godersi la famiglia, tanto da far dire ad un protagonista del libro: “Faccio lo sbirro come e se fossi un contadino. Paziento, provo ad ingannare il tempo”. Un giallo, pretesto letterario usato dall’autore, per descrivere dettagliatamente l’Italia di oggi.