La partita dell'addio
Commenti (Matthias Sindelar è il capitano del Wurdenteream, la meravigliosa nazionale austriaca che negli anni ’30 fu una delle squadre di calcio più competitive. Chiamato “Cartavelina” o “I piedi di Mozart” per la sua eleganza calcistica, alto, magro, Sindelar era l’unico giocatore al quale gli inglesi avevano offerto un posto in squadra, proposta che non aveva accettato decidendo di restare in Austria dove, dopo aver comprato un bar per il suo futuro calcistico, conduceva una serena esistenza in compagnia di una insegnate di italiano, Camilla Castagnola, conosciuta in ospedale a Milano dopo che, durante il Mondiale di calcio del 1934, il terzino italiano Monti lo aveva spedito al termine di una partita aggressiva. La storia prepara delle amare sorprese per Sindelar, antifascista dichiarato e convivente con l’insegnante ebrea. Il 12 marzo del1938 le truppe di Hitler entrano a Vienna e il 3 aprile 1938 allo stadio “ Prater” si gioca, per l’ultima volta, la partita Austria Germania. Una partita simbolica perché la nazionale austriaca non esisterà più. Al termine dell’incontro calcistico- politico, Sindelar esce dal campo rifiutando di fare il saluto nazista. Un gesto chiaro, inequivocabile in uno stadio stracolmo di fanatici del nazismo e di Hitler. Iniziano le persecuzioni, i pedinamenti, le telefonate mute, l’allontanamento di Camilla dalla scuola dove insegnava italiano, la devastazione del bar dell’ex giocatore che capisce di essere nel mirino, ma nonostante questo, rifiuta di espatriare clandestinamente. E’ un simbolo, una bandiera, vuole rimanere al suo posto come un esempio per gli antinazisti, non può e non vuole scappare. Cerca di ridurre al minino le ritorsioni, si avvale dell’aiuto di qualche amico, ma il potere lo contrasta giornalmente, ma vi è Camilla che non lo abbandona “unico punto fermo di una terra eternamente in movimento”. Sindelar parte dal presupposto che “si ruba l’eternità realizzando un sogno”, il sogno di essere liberi, gli affidano una squadra di giovani giocatori facendogli intendere che lo lasceranno in pace, ma si tratta di una strategia del nazista Dolitte allo scopo di annientarlo, distruggerlo psicologicamente. Sindelar e Camilla resistono, ma la mattina del 23 gennaio del 1939 i corpi senza vita dei due verranno ritrovati all’interno della loro abitazione. Il caso fu archiviato subito come una disgrazia, per il cattivo funzionamento della stufa a gas, ma non fu espletata nessuna indagine. Questo libro di Governato è amabile da leggere perché riesce a coniugare, seppur in forma di biografia romanzata, la storia personale del grande giocatore con quella collettiva, il nazismo, l’invasione dell’Austria da pare della Germania, i rapporti umani che esistevano nel mondo del calcio, specchio fedele della vita, a differenza di oggi dove domina un individualismo sfrenato, la forza delle idee, della ragione, la capacità di non cedere ai ricatti, ma di continuare, pur fra mille difficoltà, a difendere le proprie ragioni, i propri ideali. Ci offre, questo romanzo, una idea nobile del calcio inteso non solo come sport , ma specchio fedele della nostra vita.