
Dopo la parentesi con Rizzoli “Il passato è una terra straniera”, lo scrittore barese ci regala una storia (la terza) incentrata sull’avvocato Guido Guerrieri. In crisi, solo dopo la decisione di Margherita di trasferirsi per un anno in America per motivi di lavoro, il personaggio di Carofiglio è alle prese con una importante decisione. Difendere, o no, un detenuto già in carcere, condannato primo grado per avere trasportato 40 kg di cocaina all’interno della macchina di ritorno da un viaggio? Il detenuto, che si dichiara innocente, è Fabio Paolicelli, detto Raybàn, un ex picchiatore-fascista che, in gioventù, terrorizzò il giovane Guerrieri. Inoltre l’imputato vuole revocare il suo mandato all’avvocato Macrì che lo ha difeso in prima istanza, senza grossi risultati, ma con una serie di comportamenti, come il ritiro personale della macchina sequestrata, che seminano dubbi ed interrogativi, specie dopo la scomparsa del legale.Sono dei “ragionevoli dubbi” che lo assillano. Guerrieri si consulta con l’amico Carmelo Tandredi, ispettore di polizia che lo aiuta nelle indagini e gli fa capire che l’imputato può essere vittima di una macchinazione. Chi fa decidere all’avvocato di accettare la difesa di Raybàn è la moglie dell’imputato, la bellissima giapponese Natsu Kawabata, ”avvolta in un profumo d’ambra” della quale il nostro si innamora. La bellezza della donna , i modi garbati, il rapporto stretto che si instaura fra di essi, le rivelazioni della stessa, l’affetto per la figlia Anna dagli “spendidi occhi blu”, inducono Guerrieri ad accettare la difesa dell’uomo, in passato odiato. Carofiglio ci regala un ottimo thriller dell’anima perché, al di là della trama robusta ed orchestrata magistralmente, si tratta di un libro basato sui sentimenti come l’amore per la donna, per la bambina della coppia, affermando che non ha messo al mondo dei figli perché “vigliacco” e bellissima è la scena di sesso (ed in senso lato d’amore) fra l’avvocato e la bella giapponese. Per amore della donna e della verità, il nostro violerà una regola non scritta: quella di chiamare in giudizio un collega, ma sarà proprio l’audizione di Macrì a risolvere i problemi legati alla vicenda giudiziaria con un finale imprevedibile anche per gli attenti lettori di libri gialli. Questo terzo volume, dopo “Testine inconsapevole” e “Ad oggi chiusi” è certamente, almeno finora, il migliore della triologia perché l’autore imbastisce una trama narrativa più complessa ed articolata dei precedenti volumi, approfondisce la psicologia dei personaggi e dà vita, nella seconda parte del libro, ad un dibattito processuale da antologia. Al centro della storia vi è naturalmente il personaggio di Guerrieri e lo scrittore ne accentua l’aspetto autoironico, libertario, come la bevuta di birra con alcuni compagni occasionali in una Bari notturna (città che fa da sfondo alle storie descritte). Un uomo solo con se stesso, fondamentalmente malinconico, che crede nella giustizia. Un personaggio, questo Guerrieri, difficile da dimenticare.