Pugni
Commenti (Te racconti “Boxe”, “Cavalli” e “La scimmia” compongono questo libro che ha ottenuto, in questi giorni, il premio Fiesole letteraura under 40. Un volune che segna l’esordio narrativo dello scrittore fiorentino. Racconti che anche se racchiudono delle storie ben delineate e diverse, non sono slegati, ma armonicamente tenuti insieme, specie i primi due, da un filo conduttore: la voglia di farcela, di fare e dare pugni al mondo intero, la difficoltà di superare l’età adolescenziale, l’impresa di diventare uomini adulti, mentre il terzo ed ultimo racconto si delinea non come una voglia di affermare il proprio io, ma come una fuga da una realtà non accettata. Lo sciatore delinea tre diversi spaccati generazionali, ma l’abilità dello scrittore risiede nel non proporre al lettore il solito libro sull’”universo giovanile” e sui contrasti generazionali. Pugni è certamente un testo letterario diverso, innovativo sia per stile che per i contenuti, dove vi è una profonda ricercatezza linguistica e i protagonisti sono soli con se stessi. Nel primo racconto, forse il più bello e il più poetico, un ragazzo, figlio della buona borghesia, che va bene a scuola e studia, malvolentieri, pianoforte, decide di cimentarsi con la boxe. Agile, denominato per questo “La Ballerina” sfiderà la Capra, un ragazzo sordomuto e povero. La sfida di boxe, narrata magistralmente, avrà una notevole importanza per i due, non solo per l’esito finale dell’incontro, ma per le loro stesse vite, destinate a cambiare. Nel racconto “Cavalli” lo scrittore ci parla dei fratelli Natan e Daniel che, dopo aver ricevuto, in regalo dal padre, due cavalli, percorreranno due “strade” diverse. Il primo lascerà il paese e andrà in città, il secondo si fermerà e continuerà a comprare cavalli per mettere su un allevamento, anche se un infelice episodio li riavvicinerà per un breve tempo. Ne “La scimmia”, il protagonista Nico viene a conoscenza che l’amico ricco del periodo adolescenziale ha deciso di diventare una scimmia, per evadere da una realtà che non accetta. Una via di fuga, quest’ultima, contrapposta alla voglia dei protagonisti dei due primi racconti di “entrare” nella vita, due facce della stessa “medaglia”, vita e morte. Grossi si avvale di trame narrative robuste, di personaggi convincenti e ben caratterizzati e svolge un accurato lavoro di introspezione psicologica degli stessi. L’autore è abile nell’evidenziare il contrasto e la dicotomia dei personaggi (i fratelli che decidono di condurre vite diverse, il ballerino e la capra, distanti per condizione fisica e sociale, Nico, un tempo povero e Piero, ricco di famiglia che decide di grugnire e trascorrere le giornate nudo, chiuso in camera). Un libro triste, amaro, ma reale, dove tutti i personaggi lottano, comunque, per sopravvivere prima a se stessi e poi al mondo intero. Grossi dà prova di essere uno scrittore di “razza”, del quale sentiremo parlare in futuro.