Nel Paese delle Ragazze Suicide
Commenti ((Angela Buccella ed Eliselle - Coniglio Editore)
Una sessantina di pagine, l'ultima uscita di Coniglio Editore, intitolata "Nel paese delle ragazze suicide". Sessanta pagine rigurgitanti di malessere e sesso post2k - urlate a doppia voce da due (giovani) nomi noti della letteratura erotica italiana, ovvero Eliselle e Angela Buccella. Due autrici con un grande seguito, che non potrebbero avere un approccio più diverso alla scrittura, ma che in questa opera - a tratti assolutamente lisergica - si sono "fuse" sapientemente fino a diventare uno stream di immagini e suoni, indistinguibile per energia, ma riconoscibile (anche se solo a tratti) per tonalità.
Se, infatti, la lunga notte milanese dalla musica vissuta corpo e mente è una (la stessa), se il punto (vuoto) all'infinito a cui tutto tende alla fine non cambia, non tutti gli attori (anzi, principalmente le attrici) che si muovono come galvanizzati dall'elettricità del posto (o della vita?) hanno la stessa motivazione, nel vibrare. Nel perdersi. O nel provare a combattere.
L'ambiente in cui tutto accade, che per i più puritani potrà ricordare un moderno inferno "cinese", è solo la dilatazione di un percorso estremamente attuale, e la contrapposizione tra le due autrici sembra riversarsi, negli estremi, tra due modelli differenti di "perduti". Due modelli in cui la rabbia da una direzione alla lotta spesso perpendicolare. In cui si intravede un desiderio di riscatto - o ("o", nel senso netto di "oppure") in cui si vede il fiume nero della passione che altera la prospettiva borghese cambiando, come nel romanzo di Lewis citato nel primo titoletto, ogni punto di riferimento, e di conseguenza il senso, anche morale, della situazione.
E quindi diventa impossibile giudicare il Bianconiglio, il Dj, le cubiste, la ragazza bulimica, o anche i "mostri"-uomini più o meno indefiniti le cui storie si intrecciano (spesso, senza una compenetrazione consapevole) a meno di contaminarsi, scegliendo una strada - che non è l'unica all'interno della narrazione - e perdendo di vista l'insieme. Ma non è impossibile invece lasciarsi andare, farsi catturare, come in un videoclip, dallo scorrere rapido delle immagini, e arrivare all'ultimo lungo silenzio finale, turbati ma sazi dal rumore di fondo saturo che esce dalla pagine.
Un libro che è come un pezzo di P.J.Harvey - se l'avesse scritto Tricky.