BAOBAB - Sette Racconti Africani
Commenti ((Leopoldo Carlesimo - Alberto Gaffi Editore)
Leopoldo Carlesimo è un ingegnere al suo esordio come scrittore. Con i sette racconti di Baobab ci conduce in un’Africa vera, filtrata dallo sguardo di un occidentale, ma scevra da banali effetti folkloristici o avventurosi.
Il continente di cui ci narra l’autore è un mondo ancora oscuro, dove si agitano forze primigenie e spinte alla modernità. Si avverte in queste pagine l’esperienza di Carlesimo come ingegnere nei cantieri africani, soprattutto nel Burkina Faso. La minuziosità e l’estrema correttezza delle descrizioni, oltre ad uno stile affascinante ed esornativo, suscitano nel lettore un profondo piacere, come avviene nel racconto “Il ghiaccio”.
Si dice che un tempo il baobab – la pianta sacra degli africani – fosse l’albero dell’abbondanza: sempreverde, lussureggiante, carico di frutti. Gli uomini lo veneravano quasi come una divinità. Finché gli dèi si ingelosirono dell’alleanza tra l’uomo e l’albero e un giorno, per punire la sua superbia, lo capovolsero. Da allora il baobab è l’albero che mostra le radici.
Alcuni tratti della scrittura di Carlesimo riportano alla mente l’eco del primo Calvino, quello dei racconti giovanili, soprattutto per il gusto e la ricerca dei particolari. Il tessuto narrativo diviene così per il lettore un sentiero da percorrere con grande curiosità.
Carlesimo è un narratore estremamente abile nel carpire l’attenzione di chi legge. I suoi racconti sono in bilico tra una rappresentazione scarna e insofferente del punto di vista dell’io narrante e un mondo, quello africano, indecifrabile, segnato da valori ed esperienze che sembrano sfuggire al controllo umano, come nell’affascinante “Jacques e la piena” o nell’ambiguo “La riserva di Arli e la caccia al maiale”.
Alcuni racconti esprimono un’atmosfera rarefatta, come se più del dialogo e dei rapporti tra i personaggi prevalgano le cose, gli oggetti, particolari che trovano una loro straniante collocazione.
Mistero, silenziose sofferenze e un senso di riflessione trasudano dalle pagine di Baobab, di cui si rimane a leggere fino all’ultima riga, come se ci trovassimo davvero immersi nella contemplazione della sacra pianta capovolta che mostra le sue radici.
Dunque un’opera, questa di Carlesimo, che recupera il piacere di fare narrativa. L’io narrante è celato tra le pagine, quasi assente, come se l’autore intendesse parlarci dei luoghi tante volte visitati ma descrivendo il tutto con occhio clinico, privo di coinvolgimenti emotivi o sentimentali.
Più che un libro sull’Africa, quindi, Baobab è un’opera sulla voglia di scrivere, recuperando uno stile letterario estremamente polito, piano, come un mantello gettato all’improvviso sul terreno incolto e spesso assai gibboso della nostra odierna letteratura.