Tatuaggi
Commenti (Sarà possibile cogliere questo piccolo libretto nella sterminata produzione che ci ammicca dagli scaffali delle librerie, nei siti internet, nelle fiere? E’ breve. Poesia. Una poesia che ha una voce distinguibile. Spazio. Vero spazio. Niente di fasullo o mistificato. Pienezza, di quella palpabile, gustosa, anche dolorosa. Poesia che si legge e che sembra fiaba. Una poesia di frontiera. Scrive bene Guido Oldani nella prefazione:” E’ una scrittura di confine dove le diversità si appoggiano l’una all’altra con armonia e dolorosa tensione, come i frutti tra di loro accosti in una natura morta di Cezanne. Può configurarsi come una ricerca di modi di dire quello che ognuno, dentro, anche se lieve, non gli riesce di cancellare. Tale ricerca si prolunga in una linea spezzata, si apre come un ventaglio. E l’unità di misura è la terra, la terra che si è…Si individuano abitacoli d’elezione, come ad esempio la cucina, e ci si adopera con la semplicità dell’infanzia e/o per l’infanzia…In fondo tutto ciò non è altro che l’addizione di reperimenti esistenziali, non privi di bagliori felicemente incoerenti di fascino improvviso.” Antonella vive a Topolò- Topolove che definisce:” Luogo di pioppi al confine italo- sloveno dove sentieri come serpenti avvinghiano montagne tonde come mammelle. Grandi madri di gente che porta con sé nomi di alberi, di ruscelli “ Forse è questa doppia dimensione, fiaba nordica e poesia di confine, che dona fascino e rende questo libricino di grande suggestione.
Non sto in piedi e la terra non manca
Io però cerco un’altra materia
A sostenere la geografia che porto
Tatuata sotto la pianta dei piedi
Sono frammenti, come briciole di pane e si aspetta di arrivare , forse a una capanna nel bosco o forse solo a un bosco dove qualcosa di molto intimo- dell’autrice e di chi legge- può trovare spazio e quiete per ricomporsi.
Come la terra emana l’intimo odore dalla zolla divelta
Offro il mio fianco
E attendo un gesto affilato
Che apra un solco
Dove aspirare e raccogliere la mia esalazione più segreta
E poi l’autrice ci porta “in cucina”. E la fiaba diventa sentimento, flash back. Il tutto con misura e senza sbavature sentimentali, senza compiacimenti che si inchinano, anzi
E’ impossibile quando si cucina
Comporre altri versi
O ancora
Cuocio le mie parole al forno di una cucina
Da un cielo sempre aperto
Perché voglio
Che scottino
A sbucciarle
Antonella Bukovaz è una scoperta che profuma di terra bagnata, di scrittura sapiente, di passaggi. Letterari, dell’anima. Antonella Bukovaz dichiara di essere “figlia di una lingua che è arrivata dalle pianure tra la Visla e il Dnjepr nel VI sec.dC “ e di avere “ una lingua per sentire e una per lavorare”. Questa condizione di ambivalenza, questo portarsi dentro una “Lingua salvata o da salvare” è una ricchezza che percorre ogni riga.