Chiedi alla polvere

(John Fante)
E’ un tipo strano Arturo Bandini. Sempre in conflitto con il mondo e con se stesso. Prigioniero della sua perenne adolescenza Arturo passa dalla gioia alla depressione più nera in men che non si dica. Strafottente, dolce, insicuro, bastardo, pieno di passione e amore Arturo incarna uno degli spiriti più vitali dell’America letteraria. In Chiedi alla Polvere lo troviamo a Bunker Hill, Los Angeles. Lasciati i genitori in Colorado, Arturo è alle prese con la sua carriera di scrittore, con un paio di racconti pubblicati e la stesura del suo primo romanzo. Come non fare ad immedesimarsi con lui. Soprattutto quando si è giovani e quando si vuole diventare uno scrittore. La gioia improvvisa per qualcosa di pubblicato, il mondo che diventa un luogo meraviglioso nel quale perdersi e del quale cantare la bellezza. Arturo Bandini sente la forza delle parole farsi strada dentro di lui, si sente incendiare dalle emozioni e questo aumenta a dismisura il suo ego. In preda al proprio delirio di potenza Arturo fantastica sul suo futuro, sulla fama, sul suo nome accanto a quello dei grandi scrittori del passato. E poi la scoperta dell’amore, del sesso e di una ragazza che lo fa letteralmente impazzire. Camilla Lopez, chica messicana, principessa dei sogni di Arturo, bellezza selvaggia e indomita. E Arturo che non riesce a scoparsela e cade nelle sue discese angosciose verso il fondo dell’anima. Arturo Bandini, né carne né pesce. Lui che non riesce a soddisfare una ragazza che si era abbandonata tra le sue braccia, su una spiaggia, sotto le stelle. E da qui parte la sua storia d’amore, piena di scatti, ira, lacrime, fitte alla bocca dello stomaco. Quell’amore così tipicamente adolescenziale che ti fa andare fuori di testa, che ti imprime il volto della persona che ami nel profondo degli occhi, della mente, del cuore. Un’ossessione unica e implacabile. Arturo si rifugia di nuovo tra le parole, intraprende la sua iniziazione sessuale con una donna più grande, guadagna i primi soldi. La vita, la vita non è mai stata così incredibile. John Fante entra prepotentemente nei miei sogni mostrandomi tutto quello che vorrei la vita mi regalasse. Poi Camilla scompare, in quello stesso deserto da cui è sorta Los Angeles e la California, in quello stesso deserto dove i suoi antenati avevano regnato. Il deserto che con la sua polvere ricopre tutte le cose e che rimane immutabile ed eterno a guardare il nostro scorrere, il nostro vivere e il nostro morire.
John Fante ci regala uno dei libri più belli, emozionanti e carichi di autentica passione che abbia mai letto. Bukowski ne rimase rapito, io rimasi rapito da lui e poi anche da Fante. In un qualche modo le cose si tramandano da una generazione all’altra: come il sogno di diventare scrittore. E di guardare quella vita che cerchi di afferrare con occhi finalmente diversi. Quella vita che continua a scivolare dalle nostre mani come la sabbia del deserto.