Quando il Cronodrome implose
Commenti ((Vittorio Baccelli - Nicola Calabria Editore)
Nel leggere Quando il Cronodrome implose, un’antologia di ventuno racconti, di Vittorio Baccelli, diveniamo un “derviscio roteante” nell’atto di sfogliare un libro e, al suono di un flauto, ci muoviamo “tra il divino e l’umano”, tra realtà e fantasia, tra mito classico e modernità.
Un’interpretazione fantasiosa e avveniristica dei tempi moderni, un’aspirazione ad un mondo “altro”, che sopperisca alle deficienze di questo nostro, camuffano, senza celare completamente, una posizione sottilmente polemica e critica, una tenue, ma realistica, filosofia di vita, piuttosto pessimistica. Una denuncia, a volte orsonwellessiana, contro l’evasione dalla realtà a cui spingono i mass media e l’informatica, contro la droga, contro la guerra e il terrorismo e, forse, contro un certo progresso tecnologico che induce all’illusione che la conoscenza equivalga al potere e alla libertà di crearsi la felicità, <<”Dov’è l’albero della conoscenza c’è sempre il Paradiso”: così parlano i serpenti più vecchi ai più giovani.>> (F.Nietzsche), ma che dimostra la sua estrema fragilità e la sua lontananza dalla perfezione e fa riemergere l’antico valore della bellezza di un cielo stellato. V.Baccelli rivolge, quasi sempre, l’attenzione al futuro, senza, però, mai dimenticare il passato, i suoi errori, la sua funzione educativa e il valore delle tradizioni. Si perdono, spesso, con facilità, le coordinate spazio-temporali. La realtà diviene sogno ed il sogno una realtà smarginata in cui è onnipresente la graduale disumanizzazione dell’individuo. Quasi tutti i personaggi dei racconti sono alla ricerca del benessere psicofisico e della felicità, che, poi, si rivelano utopici. Come non ricordare il castello di Atlante del “Furioso”? Tutti i desideri si realizzano virtualmente, così come il raggiungimento della perfezione e la possibilità di godere una “vita da sogno”. “La vera utopia”, scrive Baccelli, “diviene realtà sotto i nostri occhi e noi tutti contribuiamo a crearla”.
Lo scrittore dimostra maturità letteraria, pervenendo ad una scrittura fluida in cui si nota subito la vis immaginifica della parola, a volte forzatamente triviale, la colta ricerca del vocabolo, nonché interessi e conoscenze che spaziano dalla filosofia alla mitologia, dalla fisica all’informatica.